Nel sud del mondo il mese di giugno sancisce l’arrivo dell’inverno e con questo l’inizio del ciclo vitale celebrato da tutti i popoli originari dell’America latina.
In Argentina questo momento sembra coincidere con l’inasprimento di alcuni dei più duri conflitti socio ambientali. Il paese è sempre più ricattato dal mondo della finanza a stelle e strisce, grazie al debito contratto con il FMI e ai cosiddetti fondi avvoltoi , e sembra lamentarsi di quello stesso modello dell’ “entrega”(resa) che il governo di Nestor e Cristina Kirchner hanno saputo ben camuffare, in quest’ultimo decennio, grazie ad alcune concessioni nel sociale.
Dopo l’ennesimo regalo fatto agli USA, e alle aziende dell’industria del petrolio, per mezzo del decreto presidenziale 929/13, che ha stabilito il regime di promozione degli investimenti per lo sfruttamento degli idrocarburi , legge fatta ad hoc per permettere l’accordo segreto tra YPF e Chevron, sono davvero rimasti in pochi gli argentini che osano ancora definire questo governo “nazionale e popolare”.
La riforma costituzionale del 1994, portata a termine da Carlos Menem, ha dato alle province un carattere autonomo, soprattutto in ambito di gestione delle risorse del sottosuolo. Queste ultime rappresentano il maggior interesse dei grandi investitori, gli speculatori dell’estratttvismo statunitensi, cinesi ed europei.
Il panorama estrattivista comprende, è bene esprimerlo chiaramente, non solo le miniere (a cielo aperto e non) e gli idrocarburi, ma anche gli OGM, la costruzione di megadighe, la deforestazione, le centrali nucleari alimentate a uranio, il grabbing e sicuramente ancora altre nefandezze.
È in ambito estrattivista che il paese sta subendo gli attacchi più dolorosi e meno visibili. Sono decenni che la cordigliera delle Ande è preda di progetti di miniere a cielo aperto che a volte distruggono intere montagne ed esauriscono o avvelenano l’acqua con il cianuro, distruggendo l’ecosistema e lasciando le popolazioni inermi.
In queste ultime settimane sembra che una serie di oscuri presagi stia ammonendo i governi locali e nazionale a prendere in considerazione la pericolosità di questo staus quo.
La riposta istituzionale sembra invece voler inasprire le politiche precedenti e rispondendo con somma violenza sia verso la natura che verso coloro che osano ribellarsi a questo piano criminale del neoliberalismo estrattivista.
Rispetto alla dimensione legislativa bisogna segnalare un evento fondamentale datato 11 giugno, localizzato nella provincia di Cordoba ha a che fare con il rinnovo della legge dell’ambiente che sembra favorire ancora di più la multinazionale del transgenico e della soia Monsanto, presente nei territori della provincia fin dagli anni ’90. In effetti nella legge ci sono dei punti di apertura e di concreta possibilità di miglioramento ambientale e di democrazia partecipativa. Ma in realtà se si scava in fondo ci si accorge del tranello. Per questo le proteste fuori dal palazzo del parlamento della provincia di Cordoba hanno scatenato la repressione della polizia contro le assemblee territoriali socio-ambientali come Malvinas por la vida e Madres de Ituzaingo, che ha fatto registrare 26 arresti. Aldilà dei molti aspetti progressisti insiti nel testo della legge 13428 il fatto che più inquieta si riferisce alla pianta di produzione di sementi transgeniche che Monsanto ha iniziato a costruire nel quartiere Malvinas Argentinas nella periferia di Cordoba.
Il cantiere della pianta è localizzato in una zona dove si permettono solo attività agricole che non inquinino, “il fatto che il potere esecutivo possa stabilire un nuovo ordinamento territoriale lo abilita a modificare l’uso del suolo in questa zona. Però gli permette anche altre cose come stabilire un ordinamento territoriale nella provincia per l’uso delle risorse in funziona della sua orientazione sociale ossia dell’espansione della frontiera agraria (OGM) e l’inclusione del business del biodiesel e delle monocoltivazioni che sono la politica del governatore De la Sota”, dice la deputata Cintia Frenta del Frente de Izquierda de los Trabajadores. Un altro aspetto chiave, oltre al cambiamento dei parametri per gli studi di impatto ambientale, riguarda la consultazione preventiva che sebbene viene prevista e ribadita dalla legge provinciale (dato che è già presente in quella nazionale dell’ambiente 25.675 art. 4) non è vincolante perdendo così ogni possibilità di applicare istanze di democrazia partecipativa o diretta. Come dire cambi come cambi la legge chi vince è sempre Monsanto.