Misiones organizza una consulta popolare contro la costruzione di nuove dighe
Lunedí 20 ottobre è iniziata la consulta sobre represas (consulta popolare sulle dighe) nell’estremo nord est dell’Argentina, in una lingua di terra stretta tra Brasile e Paraguay, la provincia di Misiones.
Questa grande consulta popolare (che terminerà domenica 26 ottobre) è stata organizzata dalla Mesa Provincial NO a las represas di Misiones e nonostante non sia vincolante sarà un’opportunità molto importante per rendere visibile la volontà popolare.
Nella provincia di Misiones la mobilizzazione contro la costruzione di nuove dighe nel territorio del bacino dei fiumi Uruguay e del Paranà (che coinvolgono il Brasile, L’argentina e il Paraguay) è iniziata nel 2004 da un’assemblea cittadina di Azara dove si facevano riunioni in piazza dopo che la popolazione locale aveva avvistato dei pick up sopetti aggirarsi per questo territrio subtropicale e ricco d’acqua.
Negli anni la mobilizzazione è cresciuta e dalle assemblee cittadine si è passati ad organizzare a una tavola provinciale a cui partecipano più di 50 organizzazioni, tra sindacati, movimenti sociali e religiosi, assemblee, individualità etc. Il lavoro che è stato portato avanti ha dato come risultato tanto l’accesso all’informazione, che ha svelato i progetti per la costruzione di 3 nuove dighe per la produzione di energía idroelettrica Panabì e Garabì sul fiume Uruguay e di Corpus sul fiume Paranà, quanto un forte potere mobilizzante di cui è stata espressione l’importante marcia del 2013, di 157, Km, da Pambi a Posadas (capoluogo), durata 5 giorni, molto partecipata e immortalata nel documentario Rios Libres.
La data che è stata scelta quest’anno per la consulta popolare invece non è casuale, ma vuole ricordare al governo locale il suo dovere di adempiere con la legge Provinciale IV- N.56, che “obbliga lo stato provinciale a organizzare un referendum vincolante e irrinunciabile previo alla realizzazione di qualsiasi progetto idroelettrico” come si legge in un volantino che ci ha dato Raul Aramendy uno dei membri responsabili della Mesa Provincial NO a las Represas. Un dovere che fino ad ora è risultato incompiunto.
Il territorio misionero ( che deve il suo nome alle antiche missioni gesuitiche del ‘500, ma mantiene una forte presenza indígena dovuta ai Mbya e ai Guaranì) è già flagellato dalla presenza di circa una decina di dighe nella sua bioregione ( che comprende il Brasile, il Paraguay e le vicina provincia argentina di Entre Rios) la più grande delle quali è la Yaciretà, un progetto idroelettrico binazionale portato a termine durante la Dittatura Militare, all’inizio degli anni ’80.
Nello scorso luglio parte della provincia si è improvvisamente risvegliata immersa nell’acqua che è straripata dalla diga di Chapecò , in Brasile, a causa della deforestazione, che modifica il suolo privandolo della sua peculiare funzione di assorbimento dell’acqua per ricaricare gli acquiferi sotterranei.
Il territorio che invece risulterebbe impattato dalla costruzione delle dighe in questione risulta essere di circa 30 mila ettari di fertilissisme terre produttive e cambierebbe il destino di circa 3 mila famiglie tra rurali e indigene, cioè una popolazione di circa 15-18 mila persone “perché sono tutte famiglie numerose, con 5 o 6 figli, che vivono della produzione agrícola o dell’allevamento …in un momento in cui la domanda di cibo è sempre più incalzante usare tutto questo territorio per arrivare a produrre al massimo 1000 MW all’anno tra dieci anni con un investimento di circa 5.5 milioni di dollari, appare piuttosto strano… bisogna demistificare la crisi energética che si dice colpisca l’Argentina ” dice Eduardo Lujan, un altro dei responsabili della Mesa Provincial NO a las Represas.
Ci sono diversi motivi che spingono questo movimento ad affermare un NO a questi progetti energetici che dimostrano col loro impatto socio-ambientale la mentalità depredatrice dell’economia estrattivista e dei suoi complici. Tutto questo è stato reso possibile dall’accordo tra la Presidente brasiliana Dilma Roussef e l’argentina Cristina Fernandez De Kirchner e portato avanti dal ministero dell’economia e dello Sviluppo e dal Consorcio Energético del Río Uruguay, un consorzio di imprese del ramo della costruzione di dighe socie dell’Ente binazionale Yaciretà.
Nei volantini che circolano a Posadas, nei vari seggi auotgestiti, ma rigorosamente controllati da scrutatori volontari, leggiamo che la popolazione rifiuta questi progetti “perché già si conoscono i danni ambientali e sanitari prodotti dalle altre mega dighe (Yaciterà e Salto Grande) e non si vogliono ripetere tali errori; perché sono le stesse Organizzazione Mondiale della Salute e l’ONU a sconsigliare la costruzione di dighe in zone con quest tipo di clima subtropicale; perché i popoli indigeni perdono così i loro territori ancestrali, la loro cultura e la loro spiritualità; perchè le mega dighe solo generano benefici per le imprese e i consorzi edili e per un minuscolo settore dei governi locali, perché le dighe sono distruttive contaminati e no rinnovabili e soprattutto perché rispettiamo la Vita…”.
In questa atmosfera in cui in ogni ospedale, facoltà universitaria, sede sindacale, piazza e scuola si organizzano e si incontrano persone comuni per esprimere la propia opinione sui progetti idroelettrici, giunge la notizia che già 70 mila persone (su 600 mila aventi diritto) hanno votato e che una schiacciante maggioranza sembra proprio rifiutare questo tipo di política energética. Tra loro anche la famosa e instancabile Nora Cortiñas de Madres da Plaza de Mayo Linea Fundadora. Un piccolo aiuto a questa grande mobilizzazione viene anche dall’Italia, grazie alla mostra d’arte contemporánea “Arte Acqua Donne e Vita” curata dalla Critica d’arte italiana Francesca Pietracci.
Questo progetto, ospitato nella sede provinciale del sindacato ATE, unisce le opere di 17 artiste residenti in Europa e le testimonianze scritte di 9 attiviste argentine impegnate nella lotta in difesa dell’acqua e vuole mettere in relazione l’arte e l’importanza dell’elemento acqua con tutto il suo portato simbolico e corporeo femminile, che arriva fino alle lotte socioambientali in cui la partecipazione femminile è molto forte.
Nella favolosa espressione della primavera subtropicale di Misiones e nella sua natura lussureggiante, i movimenti sociali affermano ancora una volta la propria posizione in difesa dell’acqua e della biodiversità.
In molti luoghi dell’Argentina di oggi si sta assistendo alla contaminazione o all’uso improprio dell’acqua, a causa dell’estrattivismo e dei progetti delle multinazionali avallati dai governi nazionali e locali, l’esempio che dà la gente di questa terra dovrebbe essere replicato in tutti quei luoghi.