Dopo quasi trentasei ore di detenzione (dall’1 di domenica 3 agosto alle 12.30 di lunedì 4) sono stati liberati i quattro membri delle assemblee territoriali di Entre Rios arrestati durante il blocco stradale selettivo iniziato sabato 2 agosto. La detenzione per loro non è stato un momento facile. Aldilà del normale disappunto e sconforto che genera ogni tipo soggiorno nelle patrie galere, il trattamento riservato ai quattro è stato pensato e realizzato ad hoc dal corpo Gendarmeria Nacional.
Secondo la dichiarazione di Facundo Scattone Moullines dell’Assemblea di Concordia le ore di detenzione sono state terribili perché i gendarmi li hanno tenuti ammanettati e rinchiusi tutto il tempo, e nel frattempo ci sono state aggressioni, si può considerare anche un’aggressione il fatto di non fornire i medicinali necessari per curare le ferite di Francisco. “Io stavo in cella con Francisco e Bernardo, l’unico che è stato separato da noi è stato Horacio. Da quel momento sono iniziate le aggressioni contro di me di me e contro Bernardo… ma è un po’ difficile raccontarlo”, dice Facu.
Bernarndo Zalisñak, di 66 anni, sempre dell’Assemblea di Cooncordia ha dichiarato che “si può dire che sono stato torturato, colpiscono bene per non lasciare segni, ma alcuni mi sono rimasti, come quelle dei calci nelle caviglie… son riusciti a trasformare questo episodio in una specie di ESMA, (Escuela Superior de Mecánica de la Armada, tragicamente famosa durante la dittatura militare per essere il più grande centro di detenzione illegale e tortura dell’Argentina) io per la ESMA ci sono passato”.
Francisco Larroca dice che “ciò che è successo è stato proprio di una dittatura”. “ci hanno messo in una stanza con il televisore a tutto volume tutto il tempo e siamo stati sempre senza poter comunicare con nessuno”. Durante la manifestazione, che non ha mai bloccato la ruta 015, ma solo intercettato i trasporti eccezionali che dovevano portare i veicoli per le prove sismiche in Uruguay, “era tutto tranquillo e all’improvviso alcuni gendarmi mi hanno strattonato, gettato al suolo e dato tre manganellate, una alla schiena e due alla testa”. Ma nonostante fossi “ferito e insanguinato, non è stata chiamata l’ambulanza e mi hanno portato all’ospedale sul camion della Gendarmeria, e la mattina dopo mi hanno trasferito alla sede della Gendarmeria di Concordia, con gli altri”.
Anche rispetto al luogo di detenzione precisa che non essendo un luogo destinato alla detenzione hanno subito una procedura illegale fino a quando sono stati tutti e quattro trasferiti al tribunale di Concepcion del Uruguay (sempre in Argentina) dove gli è stata fatta causa dalla giustizia federale.
L’azione dei quaranta agenti della Gendarmeria che ha portato allo sgombero del blocco delle assemblee dalla ruta 15, all’altezza della frontiera con l’Uruguay , di fronte al valico Salto Grande, e agli arresti dei 4 integranti sembra non essere stata legittimata da nessun ordine giudiziario e questo vorrebbe dire “trovarsi di fronte a un illecito… aspettiamo che spunti fuori un mandato giudiziario o un ordine presidenziale, altrimenti potremmo parlare di un sequestro da parte della Gendarmeria … “
L’appoggio dei movimenti sociali e di alcuni esponenti di partiti , sindacati e associazioni è stato fondamentale per esercitare la pressione necessaria sulla Gendarmeria. Le assemblee di Concordia e di Concepcion del Uruguay sono membro de la UAC (Union de Asambleas Ciudadanas), un coordimanento di assemblee territoriali che si occupano da più di dieci anni di problemi socio ambientali da cui l’Argentina è così tragicamente afflitta e proprio dalla UAC è arrivato l’appoggio più forte e solidale con i quattro.
Sono state indette anche varie manifestazioni per il rilascio dei quattro, sia sul territorio di Entre Rios che a Buenos Aires di fronte alla Casa de Entre Rios.
Buenos Aires manifestazione in aoppoggio ai 4, di fronte alla casa di Entre Rios
L’azione della Gendarmeria non può che essere letta come un’intimidazione ai movimenti contro il fracking, allo stesso tempo contro tutto il modello estrattivista promosso dal governo nazionale e da quelli provinciali.
Entre Rios è una provincia che da tempo si batte contro il fracking, soprattutto per mezzo delle ordinanze municipali che proibiscono l’uso di questa tecnica nei tessuti urbani. Perché in Argentina è normale perforare pozzi di petrolio e di gas nelle città perfino dentro ai quartieri popolari. Il divieto urbano non risolverebbe certo il problema del fracking, ma limiterebbe fastidiosamente i lavori delle multinazionali della lobby del fracking.
Dopo questo ennesimo atto di repressione che si aggiunge a quella del 2011 della Comunità mapuche di Gelay Ko, nella provincia di Neuquén, e quella del 28 agosto 2013 a Neuquén Capital, si apre una nuova stagione della lotta al fracking in Argentina.
Come ci ha detto Bernardo, in una conversazione privata dopo la sua liberazione, “ noi stiamo benissimo, solo che siamo molto arrabbiati – con questo fatto – hanno gettato benzina sul fuoco, le assemblee si sono moltiplicate per numero e per impegno, ma soprattutto per il sentimento di solidarietà della gente”.